Prima che imbastiscano l’ennesima narrazione tossica per screditarmi — e soprattutto per screditare i miei, i nostri ideali — voglio chiarire una cosa: io nella mia vita ho sempre lavorato.
E sì, come milioni di persone, ho conosciuto soprattutto lavori precari, sfruttati e malpagati.
La mia generazione, e forse ancor più quelle che vengono dopo, sanno bene quanto sia desolante l’offerta di lavoro in Italia.
Durante gli studi universitari davo ripetizioni e facevo piccoli lavoretti in ambito artistico.
Ho fatto la cameriera, quasi sempre in nero, perché ai datori ‘non conviene’ metterti in regola.
Sono andata più volte all’estero, in Francia e in Svizzera, a fare la vendemmia — in Italia mi avevano proposto tre euro e mezzo l’ora.
Per anni ho lavorato come educatrice in diverse cooperative di Milano e hinterland, con compensi da fame, per un compito di grande responsabilità umana e sociale.
Per arrotondare, mi è capitato di fare turni infiniti e massacranti nei catering del Salone del Mobile.
Stufa di quella situazione, a 33 anni ho deciso di iscrivermi alla Laurea Magistrale e di conseguire tutti i crediti formativi necessari per poter insegnare Lettere, da sempre il mio sogno.
Mentre studiavo, sono riuscita a entrare nel mondo della scuola come insegnante.
Ho lavorato prima alla scuola dell’infanzia, poi alle primarie, nelle periferie milanesi, nei quartieri più poveri della città.
Una volta acquisiti tutti i titoli, sono arrivata al liceo, convocata tramite le graduatorie d’istituto.
Avevo intenzione di partecipare quanto prima al famoso ‘concorso scuola’, ma, come è noto, è successo quel che è successo a Budapest, e ho dovuto interrompere il mio percorso.
Oggi, a differenza di tanti politici italiani vergognosamente assenteisti — vero Angelucci? —, mi impegno a fondo per fare il mio dovere al Parlamento europeo, con serietà e senso di responsabilità nei confronti di chi mi ha sostenuto.
I vari commenti “cosa parli tu che non hai mai lavorato”, “miracolata hai iniziato a lavorare a quarant’anni”, “parassita” e simili non sono altro che PROPAGANDA DI MERDA, alimentata dalla destra, che fa il gioco di chi vuole i lavoratori sfruttati e silenziosi, e soprattutto divisi e impotenti. Rendetevene conto.
Sono molto più di un torto nei confronti della mia persona: rivelano il disprezzo profondo verso le lavoratrici precarie di questo Paese — un Paese dove la situazione dei salari reali è drammatica e la Premier si permette persino di dileggiare chi sciopera.