Marco Travaglio oggi firma l’ennesimo editoriale costruito per ribaltare la realtà.
Paragona la decisione di annullare la conferenza al Polo del ’900 di Torino - un evento di propaganda putiniana - a un atto di censura “da regime”, insinuando che chi si oppone alla propaganda russa agisca “come in Russia”.
È una narrazione rovesciata: chi difende la libertà e la democrazia viene accusato di censura, mentre chi diffonde la propaganda del Cremlino viene spacciato per vittima.
Per chiarezza, l’evento annullato prevedeva la presentazione del libro di Vincenzo Lorusso, reporter di una fantomatica agenzia di stampa finanziata con i fondi del Cremlino.
Un’opera intitolata “De Russophobia”, con prefazione di quella nobildonna di Maria Zakharova, portavoce di Lavrov, oggi sanzionata dall’Unione Europea.
Spostare il focus, come si sta facendo in queste ore, sulla presunta “censura” nei confronti del professor Angelo D’Orsi è a sua volta una manovra di propaganda.
D’Orsi, infatti, il prossimo 17 novembre presenterà un altro volume sempre al Polo del ’900, e continua a promuovere i propri libri in tutta Italia, in spazi pubblici e privati, senza alcuna limitazione.
Va e viene regolarmente dalla Russia, come testimoniano i suoi stessi reportage.
Ma possiamo davvero aspettarci qualcosa di diverso da Marco Travaglio, visto che sul suo giornale trovano spazio figure come Eliseo Bertolasi, insignito personalmente da Vladimir Putin dell’Ordine dell’Amicizia per “il contributo dato alla diffusione della verità sulla Russia nel mondo”?
E dunque no: non possiamo accettare lezioni di libertà e democrazia da chi ospita, difende e amplifica la disinformazione russa.
Difendere, simbolicamente e concretamente, i luoghi istituzionali e culturali del nostro Paese dalla peste della propaganda putiniana significa proteggere il perimetro stesso della nostra libertà e della nostra democrazia.
Perché oggi, tra minacce ibride, sabotaggi e droni sul territorio europeo, il vero pericolo per il nostro futuro non è chi smaschera la propaganda, ma chi la giustifica.
@CarloCalenda
@twitorino