Ogni volta che c’è uno sciopero, spunta il genio di turno che fa la solita battuta: “Ah, di venerdì, così si fanno il ponte.” È la frase più vigliacca, più meschina e più ipocrita che si possa dire. Perché non è un’ironia, è un veleno. È il modo più subdolo per delegittimare chi sciopera, per ridicolizzare un diritto, per svuotare di senso una forma di protesta che è sacrosanta.
Chi parla di “ponte” quando migliaia di persone rinunciano a una giornata di paga non ha mai conosciuto la fatica, non ha mai dovuto scegliere tra lavorare o farsi rispettare. È chi vive di rendita, chi sta seduto al caldo mentre gli altri si prendono l’acqua e le offese. Chi ha paura del conflitto perché non ha mai dovuto affrontarlo.
E guarda caso, questa idiozia non nasce per caso. Nasce dove nascono quasi tutte le frasi che puzzano di disprezzo sociale: nella Lega di Salvini. Il partito più populista del Paese, quello che si riempie la bocca di “popolo” e poi sputa addosso al popolo vero. Quello che urla contro “le élite” ma è diventato un’élite di ignoranti, pieni di rancore e vuoti di vergogna.
E poi arriva lei, Giorgia Meloni, che da presidente del Consiglio decide di ripetere quella battuta. Di farla sua. Di trasformare un diritto costituzionale in una barzelletta da bar sport. Non una parola sui motivi dello sciopero, non una riflessione sui salari da fame, sulla sanità pubblica distrutta, sui contratti scaduti da anni. Solo la solita risatina di chi non ha nulla da dire.
Lo sciopero è fastidio, sì. È disagio, è interruzione. Deve esserlo. È la voce di chi non ha voce. Ma questi signori non tollerano più neppure il rumore del dissenso. Vogliono lavoratori muti, obbedienti, felici di essere sfruttati e pure grati.
Chi ironizza sullo sciopero del venerdì è il volto più schifoso dell’ipocrisia italiana. È chi si scandalizza se un operaio sciopera, ma non se un ministro ruba. È chi si indigna per un treno fermo, ma non per un ospedale chiuso. È chi deride chi protesta, ma non dice una parola contro chi governa con l’arroganza dei forti e la vigliaccheria dei codardi.
Sì, la battuta farà ridere nei salotti buoni e nelle chat dei camerati digitali. Ma fuori da quei circoli di potere e ignoranza, la gente vera lo sa bene: non c’è nulla da ridere. Lo sciopero è una ferita aperta, è la voce del Paese reale. Ed è proprio per questo che chi comanda, invece di rispondere, ride. Perché ha paura.