Alle 4:31 del mattino, una foto non autorizzata scattata a Stalin all’interno del Cremlino mostra il momento esatto in cui gli fu comunicato che la Germania aveva iniziato l’invasione dell’Unione Sovietica. Fu scattata dal caporedattore di Komsomolskaya Pravda. Gli venne ordinato di distruggerla, ma invece la conservò. 22 giugno 1941.
La fotografia ritrae Joseph Stalin al Cremlino nelle prime ore del 22 giugno 1941, il giorno in cui ebbe inizio l’Operazione Barbarossa. Verso le 4:30 del mattino, Stalin ricevette la conferma che la Germania nazista aveva lanciato una massiccia invasione dell’Unione Sovietica, infrangendo il patto di non aggressione che le due nazioni avevano firmato appena due anni prima, nel 1939. Nel giro di poche ore, tre milioni di soldati tedeschi, migliaia di carri armati e aerei si stavano muovendo lungo un fronte di quasi 2.900 chilometri.
L’invasione colse Stalin di sorpresa. Nonostante i numerosi avvertimenti provenienti dai servizi segreti britannici, statunitensi e persino dai suoi stessi ufficiali, Stalin aveva rifiutato di credere che Hitler avrebbe rischiato una guerra su due fronti. Questa esitazione permise alla Wehrmacht di ottenere enormi successi iniziali, avanzando in profondità nel territorio sovietico.
La foto in sé è significativa perché immagini di Stalin in momenti di vulnerabilità o senza controllo erano raramente permesse. La propaganda sovietica curava attentamente la sua immagine di leader forte e incrollabile. Il fatto che questa foto sia stata scattata, e ancor di più che sia stata conservata contro gli ordini, la rende una rara finestra sulla reazione umana di Stalin di fronte a una crisi nazionale.
Dati agghiaccianti: l’Operazione Barbarossa sarebbe diventata la più grande invasione militare della storia, causando la morte di oltre 20 milioni di sovietici e cambiando per sempre il corso della Seconda guerra mondiale.