In attesa che ci siano conferme sul movente dell'episodio, voglio condividere la percezione che si è diffusa negli ambienti professionali. Niente di segreto, ma la necessità di contenere derive ansiogene dell'opinione pubblica ne limita la circolazione in ambito media e politico.
Nov 2, 2025 · 8:02 AM UTC
La divisione che è emersa in occidente in merito alla reazione israeliana ai fatti del 7 ottobre ha consolidato, negli ambienti del radicalismo islamico, la percezione di un nemico fragile, diviso e indebolito dalla contestazione interna che, anche se non direttamente, per certi
versi, tollera o addirittura giustifica come resistenza le forme più estreme di terrorismo. Dopo il raffreddamento del fronte a Gaza, è possibile che, per tenere ancora alta la tensione, questo si possa trasferire in Europa dove un aumento dell'attività terroristica è possibile.
La modulazione della narrazione mediatica e politica è, per ora, declinata sul presentare i fenomeni come episodi isolati, a carico di personaggi emarginati, ma questa opinione non è condivisa da molti operatori, tra cui io, che rilevano una serie di chiari segnali anticipatori.
In attesa di conferme, che possono venire solo dall'interpolazione di dati di intelligence, va mantenuta alta l'attenzione sul fermento che, indubbiamente, si è attivato fra chi, in occidente, pensa che il momento storico sia quello giusto per globalizzare lo scontro.












