Se non hai mai fatto il tagliafuori ad un buffet, non hai il basket nel sangue. facebook.com/LaGiornataTipo - Raffaele Ferraro @raffamimmo

Italy
Joined February 2012
Paolo Galbiati per @ilpupazzo33.
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Nelle ultime 48 ore: - Baskonia e Virtus hanno sfilato a centrocampo a Vitoria con uno striscione dedicato a Polonara. Lunghissimi applausi e pubblico basco visibilmente commosso. - coach Paolo Galbiati si è presentato in diretta davanti alle telecamere di Eurolega con la maglia di Polonara, e ha chiesto di non parlare nè in spagnolo nè in inglese per dire "Achi, questa è la tua. Non vedo l'ora di rivederti in campo". - Efes e Milano hanno sfilato a centrocampo a Istanbul con uno striscione dedicato a Polonara. Tanti gli applausi da parte dei 9000 turchi. - lo Zalgiris ha proiettato sul cubo e sui maxischermi una foto ed un messaggio per Polonara, con diversi minuti di applausi da parte dei 15.000 lituani Quello che sta accadendo in tutta Europa è meraviglioso. E, lo sappiamo per certo, è un'iniezione di fiducia importantissima di cui necessita Achille in questo periodo. È davvero bellissimo vedere come il mondo al quale Polonara ha dato tanto in questi anni come giocatore, gli stia restituendo tutto.
2 ore e 40 di partita. Palla a due alle 18:30, sirena finale alle 21:10. Due supplementari. Partita già vinta. Poi Milano si addormenta e l’Efes recupera. Partita vinta dall’Efes. Anzi no, siluro da 9 metri di Shields. Supplementari. Guduric rischia una ciabattata dalla panchina. Ellis e Shields devastanti, sembra fatta. Anzi no, Dozier si traveste da Michael Jordan e l’Efes la vince dopo un supplementare. Anzi no, ennesima tripla da 80 metri di Shields, si va al secondo supplementare. 48 instant replay, gli ultimi 5 minuti durano come il Titanic con Di Caprio. Guduric rovina tutto, e dalla panchina arrivano minacce di morte a lui e a tutti i suoi familiari sino al sesto grado di parentela. Milano più fredda nel finale e Guduric non sbaglia i 2 liberi decisivi salvando cosi almeno la vita di due cugini di secondo grado. Alla fine vince l’Olimpia una partita prima vinta, poi persa, poi rivinta, poi ripersa, poi rivinta, poi quasi ripersa. Questa espressione di Messina è la sintesi della serata: alla fine è indeciso se abbracciare o seviziare il cadavere di Guduric. Mamma mia che partita. Mamma mia che sport incredibile la pallacanestro.
Se al Louvre avessero esposto queste immagini di Michael Jordan in 4K, i ladri avrebbero rubato queste e non i gioielli di Napoleone. Ipnotico. Iconico. Incredibile. Unico.
Anthony Edwards ❤️ #NBAtipo
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Nelle pieghe della partita, Nikola Jokic 🃏 #NbaTipo
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Una tenera foto di Milutinov con suo figlio.
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Tutti contro Giannis: a volte non è sufficiente per fermarlo. #NbaTipo
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La prima pagina della Gazzetta dello Sport di oggi.
Il 16 dicembre del 2019, a Garbagnate, vicino Milano, come ogni domenica Alessio Allegri stava segnando raffiche di canestri. Da molti era ritenuto il giocatore delle minors, dalla Serie B in giù, più forte della Lombardia. Era una forza della natura e per questo gli amici avevano scelto per lui il soprannome "Koeman", come il mitico calciatore olandese che negli anni '80 e '90 tirava delle cannonate su punizione. Durante la partita, mentre è in palleggio, ad un certo punto cade per terra. Non si rialza. Non si rialzerà più. 24 ore dopo il suo cuore smetterà per sempre di battere. Aveva solo 37 anni. Sugli spalti c'era anche sua moglie Claudia, ma non solo lei. Nel suo grembo c'era Liam: mancavano quattro settimane al parto, e al sogno di una vita per entrambi. Liam nascerà quattro settimane dopo quel maledetto 16 dicembre, senza mai poter conoscere il suo papà. In questi anni Claudia, dopo aver creato l' "Associazione Alessio Koeman Allegri", ha organizzato tanti eventi unendo il basket alla solidarietà, per non dimenticare la grande passione e la straordinaria bontà d'animo di Alessio. Questa domenica è accaduto qualcosa di speciale. Su quello stesso campo dove 6 anni prima il destino ha portato via per sempre Koeman, è sceso in campo un altro Koeman. Un po' più piccolo, un po' meno atletico, ma con la stessa grinta e determinazione. Liam Allegri, a 5 anni e mezzo, ha giocato la prima partita di basket della sua vita. "Voglio il numero 6 come quello di papà", ha chiesto all'istruttore prima della partitella amichevole. Non lo ha mai potuto conoscere, non lo ha mai potuto guardare negli occhi, non lo ha mai potuto abbracciare, ma per lui è e sarà sempre il suo "papà". In bocca al lupo Koeman.
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Dal -24 alla vittoria sui Sixers con la tripla di Vucevic: il grandissimo inizio di stagione degli insospettabili Bulls, ora sul 6-1 di record in stagione, prosegue. #NbaTipo
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Stiamo ricevendo molti messaggi su Polonara: ci chiedete che cosa sappiamo, ci chiedete se sia vero quello che è apparso sui social, in molti ci domandate perché non vi abbiamo più dato notizie. Premessa: la salute, e in particolar modo quello che sta vivendo Achille Polonara, non sono un gioco. Non è una "notizia" come il risultato di Lakers-Golden State, o come un canestro allo scadere in Eurolega. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Achille in questi anni, di intervistarlo in un video che abbiamo realizzato dopo il suo primo "incontro" con la malattia, di entrarci in confidenza, di conoscere la persona oltreché il giocatore. Proprio per questo motivo, anche per una volontà di privacy e di protezione giustamente voluta dalle splendide persone a lui vicine, e che non dev'essere in nessun modo giustificata a nessuno, non abbiamo voluto dare aggiornamenti nelle ultime settimane. L'ultimo periodo, come ormai avete avuto modo di sapere da una anticipazione pubblica fatta da un noto programma tv che questa sera manderà in onda un servizio, non è stato semplice. Ma, a giorni, finalmente, dovrebbe lasciare l'ospedale. Achille è un atleta di uno sport che amiamo e che seguiamo. Uno sport che ci fa sentire da sempre appartenenti ad una grande famiglia allargata composta da giocatori, allenatori, tifosi, arbitri, appassionati. E visto che Achille è una persona di famiglia, noi gli siamo stati, gli siamo e gli saremo sempre accanto. Facendo il tifo per lui qualora tornerà in campo, e facendo il tifo per lui se il futuro gli riserverà altro. Se tutti insieme vogliamo davvero fare qualcosa di utile per Achille, possiamo fargli sentire il nostro affetto: perché ci sono momenti in cui un messaggio, una carezza, un bel gesto, possono essere una medicina preziosissima l'anima. Caro Achi, il mondo del basket ti vuole un gran bene. Ogni giorno di più.
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Gli assist di Doncic e di Jokic in NBA fanno il giro del mondo. L'assist di Daniele La Banca, nel campionato under 17 varesino, con la maglia dell'Academy Ticino, lo vedono quattro gatti. Non ci sembra giusto. Ricezione in corsa, cambio di mano sotto le gambe, assist dietro schiena che taglia tutta l'area, compagno sul lato debole pescato perfettamente, due punti facili. Passaggio straordinario.
Il 16 dicembre del 2019, a Garbagnate, vicino Milano, come ogni domenica Alessio Allegri stava segnando raffiche di canestri. Da molti era ritenuto il giocatore delle minors, dalla Serie B in giù, più forte della Lombardia. Era una forza della natura e per questo gli amici avevano scelto per lui il soprannome "Koeman", come il mitico calciatore olandese che negli anni '80 e '90 tirava delle cannonate su punizione. Durante la partita, mentre è in palleggio, ad un certo punto cade per terra. Non si rialza. Non si rialzerà più. 24 ore dopo il suo cuore smetterà per sempre di battere. Aveva solo 37 anni. Sugli spalti c'era anche sua moglie Claudia, ma non solo lei. Nel suo grembo c'era Liam: mancavano quattro settimane al parto, e al sogno di una vita per entrambi. Liam nascerà quattro settimane dopo quel maledetto 16 dicembre, senza mai poter conoscere il suo papà. In questi anni Claudia, dopo aver creato l' "Associazione Alessio Koeman Allegri", ha organizzato tanti eventi unendo il basket alla solidarietà, per non dimenticare la grande passione e la straordinaria bontà d'animo di Alessio. Questa domenica è accaduto qualcosa di speciale. Su quello stesso campo dove 6 anni prima il destino ha portato via per sempre Koeman, è sceso in campo un altro Koeman. Un po' più piccolo, un po' meno atletico, ma con la stessa grinta e determinazione. Liam Allegri, a 5 anni e mezzo, ha giocato la prima partita di basket della sua vita. "Voglio il numero 6 come quello di papà", ha chiesto all'istruttore prima della partitella amichevole. Non lo ha mai potuto conoscere, non lo ha mai potuto guardare negli occhi, non lo ha mai potuto abbracciare, ma per lui è e sarà sempre il suo "papà". In bocca al lupo Koeman.
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Jokic che con un solo passaggio: - fa segnare due punti facili a Gordon - evita a Sabonis di spendere soldi dalla parrucchiera questo mese #NBAtipo
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Per la vittoria dei Bucks sui Pacers, il folle canestro di Giannis Antetokounmpo🚨 #NbaTipo
Tutti a parlare del rovescio di Sinner, della battuta di Sinner, della risposta di Sinner, delle volée di Sinner... ma vogliamo parlare di come spezza il polso??? 😍 Tiratore puro alla Steph Curry. @janniksin
Machu Picchu. Taj Mahal. Petra. Colosseo. Cristo Redentore. Grande Muraglia Cinese. Chichén Itzá. E questo assist di Doncic. #NBAtipo
Ieri sera, al termine di Sacramento-Milwaukee, un giornalista ha chiesto a Giannis come mai avesse un occhio nero. La risposta di Giannis: "Non è per qualcosa accaduto in campo... L'altro giorno ero al supermercato. Mentre ero in coda alla cassa, ho visto davanti a me un tizio che stava rubando la borsa di una signora. Gli ho detto 'Ehi ma cosa stai facendo?! Fermati!'. Mi sono avvicinato e l'ho afferrato. Lui si è girato di scatto e mi ha dato una gomitata in un occhio, ma sono riuscito a braccarlo, l'ho buttato a terra, ho ripreso la borsa e l'ho ridata alla donna. Ho anche pagato la spesa della signora perché lei era molto agitata e sotto shock. Poi sono arrivati ​​i poliziotti, e hanno portato via il tizio. Dopodiché sono tornato a casa e ho fatto un pisolino." Questa storia ci colpisce per quattro motivi: 1) Giannis dimostra ancora una volta quanto sia straordinario come essere umano 2) immaginiamo la faccia del ladro che, una volta portato a termine un semplice colpo (probabilmente di routine per lui), si gira e si ritrova di fronte un uomo di 2 metri e 12 per 113 kg di muscoli scolpiti in ogni parte del corpo, con due mani grandi come una tv da 55 pollici, si sarà visto tutta la vita passargli davanti 3) basterebbe un solo Giannis Antetokounmpo in ogni città, per risolvere il 98% della criminalità nel mondo 4) l'assoluta ed incredibile pace interiore di Giannis che dopo aver sventato una rapina va a casa a dormire
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- "Il secondo figlio avrebbero potuto chiamarlo con un nome italiano, e invece" - "Immagina una famiglia di SENEGALESI che ti occupa la casa.... parlate di basket invece di fare questi post RIDICOLI!" - "Se questi sono italiani, io sono Mister Universo" - "Un post così lungo quando sarebbe bastato scrivere 'Ecco due scimmie in foto', mah" - "Ma andate a fan*ulo in Senegal!" - "Questa è l'integrazione giusta, non come il restante 99% che viene qui a rovinarci la vita!!!" - "Tipici nomi trentini" - "Parlate di basket, anzichè fare propaganda di me*da. Siete delle zecche comuniste schifose!" - "Purtroppo il loro barcone non è andato a fondo" - "Un giorno in Nazionale saranno tutti come loro... che tristezza" - "La sostituzione etnica procede spedita!!" - "L'unica cosa che manca in questa foto sono le banane" Questi sono soltanto alcuni dei commenti pubblicati in risposta a questo post sui nostri vari social. Più o meno abbiamo cancellato e bannato una ottantina di persone. Sì è vero, alcuni sono scritti da palesi profili fake, ma non tutti. Praticamente nessuno proveniente da ragazzi giovani, praticamente tutti provenienti da adulti. Non è la prima volta, anche negli scorsi mesi quando abbiamo parlato di Saliou Niang in Nazionale il tenore di alcuni commenti era lo stesso, ed anche in altre occasioni con altri protagonisti differenti abbiamo letto cose analoghe. Parliamo di basket da 13 anni, è capitato più volte, e quindi dovremmo esserci abituati. Ma pensiamo sia impossibile abituarsi. Lo dobbiamo ai ragazzi più giovani, perchè è evidente come certe dinamiche di odio attecchiscano molto ma molto meno su di loro. Lo dobbiamo al fatto, per esempio, che la nostra Nazionale di basket Under 20 questa estate è stata subissata di insulti razzisti sui social prima dell'inizio degli Europei, perchè quei commenti vengono letti anche dagli stessi giocatori. E di certo non li rendono felici, anzi. Lo dobbiamo alle generazioni future. Perchè se una parte di noi adulti ha fallito, non è giusto che gli adulti di domani ereditino le macerie del nostro fallimento sociale. Abbiamo il dovere di lasciargli un mondo migliore di quello che abbiamo trovato. Un mondo dove chi odia, chi discrimina, chi è uno schifoso razzista, si ritrovi completamente isolato da tutto e da tutti.
Immagina una famiglia che arriva dal Senegal, in cerca di speranza, in cerca di un futuro migliore, con un bimbo piccolo di 3 anni, che si chiama Saliou, e che non sta mai fermo. Immagina due persone con una gran voglia di lavorare, che si stabiliscono a Lecco, e che dopo pochi mesi coronano il sogno di un secondo figlio, lo chiamano Cheickh. Immagina una cameretta esplodere di grida e di sudore per le infinite partite a calcio e a basket tra i due: nessuno ci sta mai a perdere. Immagina due ragazzini che crescono, e scoprono entrambi di avere un gran talento per la pallacanestro. Immagina una sera, poco prima di dormire, i due che sognano di replicare quelle sfide sui parquet della Serie A: ridono, poi spengono la luce. Sanno che è bello fantasticare, ma tanto non accadrà mai. E adesso immagina questa serata, quella dell’1 novembre 2025. Da una parte Trento, dall’altra la Virtus Bologna. Da una parte Cheick, dall’altra Saliou. Da una parte il miglior giovane di Trento al quale il coach chiede di marcare Niang. Dall’altra il miglior giovane della Virtus al quale il coach chiede di marcare Niang. Sugli spalti due genitori emozionati, fieri, felici. Saliou e Cheick sono l’immagine del presente e del futuro della Nazionale italiana, ma soprattutto di un meraviglioso sogno realizzato.