- "Il secondo figlio avrebbero potuto chiamarlo con un nome italiano, e invece"
- "Immagina una famiglia di SENEGALESI che ti occupa la casa.... parlate di basket invece di fare questi post RIDICOLI!"
- "Se questi sono italiani, io sono Mister Universo"
- "Un post così lungo quando sarebbe bastato scrivere 'Ecco due scimmie in foto', mah"
- "Ma andate a fan*ulo in Senegal!"
- "Questa è l'integrazione giusta, non come il restante 99% che viene qui a rovinarci la vita!!!"
- "Tipici nomi trentini"
- "Parlate di basket, anzichè fare propaganda di me*da. Siete delle zecche comuniste schifose!"
- "Purtroppo il loro barcone non è andato a fondo"
- "Un giorno in Nazionale saranno tutti come loro... che tristezza"
- "La sostituzione etnica procede spedita!!"
- "L'unica cosa che manca in questa foto sono le banane"
Questi sono soltanto alcuni dei commenti pubblicati in risposta a questo post sui nostri vari social. Più o meno abbiamo cancellato e bannato una ottantina di persone. Sì è vero, alcuni sono scritti da palesi profili fake, ma non tutti. Praticamente nessuno proveniente da ragazzi giovani, praticamente tutti provenienti da adulti. Non è la prima volta, anche negli scorsi mesi quando abbiamo parlato di Saliou Niang in Nazionale il tenore di alcuni commenti era lo stesso, ed anche in altre occasioni con altri protagonisti differenti abbiamo letto cose analoghe.
Parliamo di basket da 13 anni, è capitato più volte, e quindi dovremmo esserci abituati.
Ma pensiamo sia impossibile abituarsi.
Lo dobbiamo ai ragazzi più giovani, perchè è evidente come certe dinamiche di odio attecchiscano molto ma molto meno su di loro.
Lo dobbiamo al fatto, per esempio, che la nostra Nazionale di basket Under 20 questa estate è stata subissata di insulti razzisti sui social prima dell'inizio degli Europei, perchè quei commenti vengono letti anche dagli stessi giocatori. E di certo non li rendono felici, anzi.
Lo dobbiamo alle generazioni future. Perchè se una parte di noi adulti ha fallito, non è giusto che gli adulti di domani ereditino le macerie del nostro fallimento sociale. Abbiamo il dovere di lasciargli un mondo migliore di quello che abbiamo trovato. Un mondo dove chi odia, chi discrimina, chi è uno schifoso razzista, si ritrovi completamente isolato da tutto e da tutti.
Immagina una famiglia che arriva dal Senegal, in cerca di speranza, in cerca di un futuro migliore, con un bimbo piccolo di 3 anni, che si chiama Saliou, e che non sta mai fermo.
Immagina due persone con una gran voglia di lavorare, che si stabiliscono a Lecco, e che dopo pochi mesi coronano il sogno di un secondo figlio, lo chiamano Cheickh.
Immagina una cameretta esplodere di grida e di sudore per le infinite partite a calcio e a basket tra i due: nessuno ci sta mai a perdere.
Immagina due ragazzini che crescono, e scoprono entrambi di avere un gran talento per la pallacanestro.
Immagina una sera, poco prima di dormire, i due che sognano di replicare quelle sfide sui parquet della Serie A: ridono, poi spengono la luce. Sanno che è bello fantasticare, ma tanto non accadrà mai.
E adesso immagina questa serata, quella dell’1 novembre 2025.
Da una parte Trento, dall’altra la Virtus Bologna.
Da una parte Cheick, dall’altra Saliou.
Da una parte il miglior giovane di Trento al quale il coach chiede di marcare Niang.
Dall’altra il miglior giovane della Virtus al quale il coach chiede di marcare Niang.
Sugli spalti due genitori emozionati, fieri, felici.
Saliou e Cheick sono l’immagine del presente e del futuro della Nazionale italiana, ma soprattutto di un meraviglioso sogno realizzato.